mercoledì 19 dicembre 2007
Avvisi - Incontro di riflessione sul Natale
Il prossimo appuntamento è un momento di riflessione sul Natale, a cui sono invitati tutti i ragazzi delle superiori e tutti i giovani/adulti. Si terrà al Centro Sociale in via dei Velini, sabato 22 dicembre alle 18h30. Poi si farà cena insieme in pizzeria: per poter prenotare per tutti, bisogna che chi intende venire mandi un sms o un'email a Elisa Fratini (e.fratini [at] tiscali.it), possibilmente entro giovedì 20.
A presto!!!!!!
domenica 2 dicembre 2007
1 dicembre - Perché il male?
- Che cos'è il male?
- Che significa per me oggi il male?
- Che tipi di male conosco?
- "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Leopardi;
- due brani di Epicuro e Lucrezio, tratti rispettivamente dalla "Lettera a Meneceo" e dal "De rerum natura";
- due brani tratti rispettivamente da “Quale Dio? Una domanda sulla storia” di Paolo De Benedetti e da “Credere o non credere” di Elie Diesel;
- e per finire un brano del libro di Giobbe.
Tutti ci siamo posti questa domanda. E chi crede non è che abbia la strada spianata, perché la fede non risolve il problema del male. Davanti alle catastrofi e alla malattia, possiamo solo dare fiducia a Dio e ammettere che non siamo in grado di capire. Questo non significa però accettare tutto passivamente, perché se il male commesso dagli uomini è il rovescio della medaglia della nostra libertà, allora possiamo scegliere di agire in un certo modo.
Per concludere, vediamo come, nelle parole di Gesù, l'unica risposta al male è l'amore:
43 Voi avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico". 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici, [benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano,] e pregate per quelli [che vi maltrattano e] che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? 47 E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? 48 Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste. [Mt 5, 43-48]
venerdì 30 novembre 2007
24 novembre - Che cosa è male?
Con questo incontro abbiamo raggiunto il tetto storico delle presenze di quest’anno: ben sette persone!!! Riusciremo a superare il nostro record???
Ma veniamo alle cose serie. L’altra volta avevamo parlato di cosa è giusto, e abbiamo finito per parlare di etica, ossia quand’è che il nostro comportamento rientra nel giusto. Sabato scorso sembravamo concordi nel dire che esistesse un Bene che va al di là dei principi comuni. Questa volta rigiriamo la domanda – perché se c’è un bene, ci sarà anche un male:
- Che cos’è il male?
- Qual è la sua origine?
Per rispondere, andremo a interrogare cristianesimo e islam, mettendo a confronto alcuni brani paralleli della Bibbia e del Corano.
Ma iniziamo con qualche informazione sul Corano, libro sacro dell’islam: le potete trovare in questo documento.
Per ogni coppia di brani cerchiamo di rispondere a questi quesiti:
- Trova tre analogie
- Trova tre differenze
- Qual è il male commesso?
Primo brano: Adamo ed Eva
Bibbia: Gn 3, 1-20
Corano: Sura 7, 19-27; Sura 2, 36-39
Leggi qui i due testi a confronto
In entrambi i brani, Adamo ed Eva sono nudi nel giardino, mangiano il frutto proibito disobbedendo a Dio, così si accorgono della propria nudità e sono cacciati dal Paradiso. Il loro peccato è quindi quello della disobbedienza al divieto imposto loro da Dio. Per quanto riguarda le differenze, nella Bibbia essi si nascondono da Dio, che non li accusa direttamente ma prima li cerca per poi chiedere loro cosa è successo. Nella Bibbia, Adamo ed Eva sono in un certo senso maledetti: il loro peccato ricadrà sulle generazioni a venire, che soffriranno il dolore e la fatica. Invece, nel Corano Adamo ed Eva chiedono subito misericordia a Dio, che imparte loro un insegnamento morale molto esplicito, ma per essi non c’è maledizione: sarà punito solo chi peccherà come loro. Altra differenza: nella Bibbia il tentatore è il serpente, nel Corano è Satana.
Secondo brano: Caino e Abele
Bibbia: Gn 4, 1-16
Corano: Sura 5, 27-32
Leggi qui i due testi a confronto
In entrambi i racconti, i due sono fratelli, figli di Adamo ed Eva, e solo l’offerta di Abele è accettata da Dio. Questo scatena la collera di Caino che uccide il fratello. Nella Bibbia, però, Caino non sembra mostrare pentimento, come invece accade nel Corano. Anche in questa coppia di brani, Dio nel Corano non maledice Caino, come invece nella Bibbia, dove è segnato da un marchio che lo proteggerà da chi vorrà ucciderlo per punirlo della sua malefatta. Il peccato commesso è il fratricidio, l’uccisione dei nostri simili. Ci sono però alcune questioni che non sono emerse: Perché però Caino uccide suo fratello? non possiamo dire che il male che ha commesso è anche rivolto verso Dio?
Terzo Brano: Iblis
Corano: Sura 38, 71-85
71. [Ricorda] quando il tuo Signore disse agli angeli: “Creerò un essere umano con l'argilla.
Si tratta del racconto della ribellione dell’angelo che sarà Satana, e che noi chiamiamo anche Lucifero. Nella tradizione biblica, però, non c’è riferimento a questa figura, quello che sappiamo è più che altro una tradizione. Comunque sia, in questo brano vediamo che l’angelo non vuole obbedire a Dio perché non vuole prostrarsi davanti all’uomo: si considera per forza superiore, visto che Iblis è stato fatto con il fuoco, mentre l’uomo è stato plasmato dal fango. In questo caso il male è l'orgoglio, il credere che il nostro giudizio sia migliore della volontà di Dio.
Ma quale visione di Dio ci offrono questi brani? Un Dio vendicatore? Un Dio che ci mette alla prova mediante il male? Nei Vangeli la figura di Dio è però un po' diversa, si pone maggiormente l’accento sull’amore e sulla misericordia. Allora perché leggiamo ancora l’Antico Testamento? Riprenderemo questi interrogativi nel prossimo incontro.
sabato 17 novembre 2007
17 novembre - Che cosa è giusto?
Iniziamo con un gioco: ci dividiamo in due gruppi, il primo è una commissione del Concilio vaticano III, il secondo una commissione straordinaria dell'ONU. Ognuno deve, all'insaputa dell'altro, stilare il decalogo dei principi che stanno alla base della vita dell'uomo.
Commissione dell'ONU
1) Rispetto per le persone
2) Libertà
3) Uguaglianza
4) Diritto di praticare un lavoro
5) Diritto alla vita
6) Giustizia
7) Diritto all'istruzione
8) Rispetto dei beni comuni
9) Rispetto delle leggi
10) Diritto di usufruire dei beni pubblici
Concilio Vaticano III
1) Libertà propria, senza che essa danneggi gli altri
2) Uguaglianza
3) Rispetto verso il prossimo
4) Umiltà
5) Disponibilità verso il prossimo
6) Distacco dalle cose materiali
7) Perdono
8) Fiducia
9) Amore
10) Coraggio nelle scelte
È quindi chiaro che alcuni principi sono comuni alla nostra concezione di vita umana, sia se affrontiamo il problema da un punto di vista laico o civile sia che prendiamo come riferimento la religione cristiana. Si può dire allora che l'etica civile è la base, è qualcosa che deve essere comune a tutti quanti, mentre l'etica religiosa è valida solo per chi appartiene a una determinata fede. Precisiamo che con etica si intende l'insieme dei valori che stanno alla base del comportamento di un individuo o di una collettività (per maggiori informazioni sull'etica, consulta la voce Etica nell'enciclopedia Wikipedia).
- Nella fede c'è qualcosa di più profondo dell'etica?
- Quanto vedo la religione come una serie di regole, un dogma? e quanto invece la sento vicina alle scelte della mia vita?
- In che modo credere in Dio mi aiuta a prendere le scelte quotidiane?
2 Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
3 Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
4 Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
5 Tremate e non peccate,
sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
6 Offrite sacrifici di giustizia
e confidate nel Signore.
7 Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene?».
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
8 Hai messo più gioia nel mio cuore
di quando abbondano vino e frumento.
9 In pace mi corico e subito mi addormento:
tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare. [Sal 4]
A sabato prossimo!!! e commentate!!!!
domenica 11 novembre 2007
10 novembre - Quale Dio?
che significa chiedersi chi è questo Dio in cui si crede, quali sono le sue caratteristiche, che rapporto ha con l’uomo e viceversa.
Abbiamo iniziato l’incontro con un gioco. Ognuno aveva letto del materiale sulla concezione del divino in diverse religioni, senza però sapere quale religione era toccata agli altri. Su un cartellone abbiamo disegnato una ruota con i nomi dei partecipanti e facendo girare un pennarello, si estraeva una persona per volta che doveva rispondere a una serie di domande, senza mai nominare la religione assegnata. Alla fine, ognuno cercava di indovinare la religione degli altri. Le religioni erano quattro, più una di “disturbo”: induismo, ebraismo, buddismo, cristianesimo, islamismo (quindi per ogni religione c’era più di un rappresentante). Le domande poste erano:
- Trova 5 parole che descrivono Dio.
- Come descriveresti il rapporto tra Dio e l'uomo?
- Qual è il concetto che ti ha colpito di più del materiale che hai letto?
- Le parole connesse al Dio della prima religione sono: unico, grande, vendicatore, castigatore, compassionevole, misericordioso, professione di fede. Dio svela qualcosa all’uomo ma non è coinvolto nelle vicende umane. L’uomo credente, da parte sua, rivolge a Dio qualsiasi azione compia. I concetti salienti sono l’assoluta incapacità di concepire la bestemmia in quanto tale, e la descrizione di Dio attraverso 99 nomi, mentre il 100° lo conosce solo Lui.
- Nella seconda religione Dio è liberatore, promessa, sempre presente, impronunciabile. Altre parole: sarà, comandamenti, scelto. Dio si preoccupa della sorte dell’uomo e lo libera dalle tribolazioni. Dio è conoscibile attraverso l’uomo. Due sono i concetti che ci hanno colpito. Il primo è che Dio non si rivela a tutti, ma è per tutti. Il secondo, collegato al primo: il credente spera che tutti un giorno riconosceranno il suo Dio come l’unico vero Dio.
- Per questa religione Dio è uno solo, eterno, non generato, misericordioso e compassionevole. Dio è amore, salvezza, speranza. La presenza di Dio può essere scorta nella vita quotidiana dell’uomo, che si deve accostare a Lui con culto sincero. Un pensiero interessante è che Dio ama, cioè è misericordioso e si preoccupa delle sue creature, ma è anche amore, ossia si manifesta attraverso l’amore verso il prossimo.
- Le parole associate alla divinità in questa religione sono state: assente, erroneamente personificato, innominato, immanente, incondizionato, filosofia. Non c’è un vero rapporto con il divino, che è l’incondizionato, in quanto l’uomo, che è costantemente condizionato, cerca piuttosto un progressivo distacco dalla realtà. È poi notevole sottolineare che in questa religione non esiste il concetto di creazione, ma il mondo si configura come una serie di eventi concatenati in cui manca una volontà superiore.
Nella seconda parte dell’incontro è intervenuto don Piero che ci ha introdotto e spiegato un brano biblico, nel quale viene presentata la figura del Dio cristiano. Il testo, tratto dalla Lettera ai Filippesi, è anche conosciuto come inno cristologico dei Filippesi, eccolo:
6 [Cristo Gesù], pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. [Fl 2, 6-11]
Nella prima parte del brano vediamo un Dio che si spoglia della sua grandezza, del suo splendore, e quasi non ci sembra il Dio perfettissimo della teologia. Il verbo spogliare significa anche proprio svuotare, e in Gesù, Dio rinuncia alla propria onnipotenza e si fa schiavo, che nell’antichità era chi non aveva nemmeno il diritto alla vita. Quindi, Dio si fa del tutto simile agli uomini, mangia, beve, piange (come davanti alla tomba di Lazzaro), e, infine, muore. Non però una morte normale, ma una morte di croce, morte che passa per atroci sofferenze e per l’ignominia e lo sbeffeggio. Ma la comunione di Gesù con il Padre è proprio l’obbedienza, è accogliere totalmente la sua volontà.
Ecco quindi che arriviamo alla seconda parte del brano: Dio, in risposta, lo esalta. Proclamando che è il Signore, Gesù riacquista tutta la sua gloria, e come Signore risorto ha il potere di dare a sua volta la vita. Anche l’uomo allora può essere grande se accoglie Dio, se si spoglia del suo egoismo, che è porsi al di sopra di tutto e di tutti. Per essere vicini a Dio, invece, bisogna riempirsi di amore per Dio, che si concretizza nell’amore per se stessi e nell’amore per gli altri. Allora, la potenza di Dio è sinonimo di amore, e nell’amore Gesù ci invita a cercare il senso della nostra esistenza. E pur di farci comprendere questo, che è la via della salvezza, Dio arriva a rinunciare alla sua potenza, a farsi uomo del dolore per camminare insieme a noi, e farsi addirittura crocifiggere, tutto per amore.
Come si poteva non dedicare un momento alla lettura della Scrittura e alla riflessione personale? Ricordiamo infatti che scopo dell’incontro non è tanto conoscere le altre religioni, quanto riflettere su delle domande per approfondire la nostra stessa fede, e in questo ci avvaliamo anche degli spunti che possiamo ricevere dalle confessioni religiose diverse dalla nostra.
domenica 28 ottobre 2007
27 ottobre - Che cos'è la religione?
Come ma l'adesione a una fede piuttosto che a un'altra dipende dal luogo, non scelto, in cui si è venuti alla luce?
In altre parole, se fossimo nati in Siria piuttosto che in Italia, con molta probabilità saremmo musulmani invece che cattolici. Questo è molto problematico, anche ammettendo che la scelta della religione derivi da un'adesione personale, frutto di una scelta consapevole, che conferma la fede che ci hanno insegnato da piccoli. Allora la religione è solo un fatto culturale? L'altra faccia della medaglia è che ogni religione, però, considera i propri insegnamenti l'unica versione VERA sul divino, sull'assoluto, e quindi esse non sono intercambiabili. Questo ha creato non pochi conflitti, anche guerre, nel corso dei secoli, basti pensare a:
- la persecuzione dei cristiani nell'impero romano;
- l'Inquisizione, che in difesa dell'ortodossia, cioè dell'unità della fede, abbraccia fenomeni disparati come la caccia alle streghe (estirpazione dei culti pagani che erano sopravvissuti, anche mescolandosi al cristianesimo) alla repressione delle eresie;
- le Crociate, campagne militari a scopo religioso che cercavano di strappare la Terra Santa ai musulmani.
Come mai l'adesione a una fede, che insegna principi di fratellanza e di condivisione, in realtà genera violenza e conflitto?
Non è invece altrettanto immediato darsi una risposta. Vero è che spesso la religione viene strumentalizzata a fini politici per giustificare delle scelte che sono sbagliate in partenza, come fare guerra a un popolo o reprimere una minoranza. D'altra parte, sono sempre esistiti dei fanatici della religione che, per cercare di applicare a tutti i costi alcuni precetti o principi, finiscono per andare contro la sostanza della religione stessa. Anche stavolta viene da domandarsi se la religione non sia un fatto esclusivamente umano.
A questo punto è importante fare una precisazione. Bisogna cioè distinguere tra religione e fede. Da una parte abbiamo una serie di riti e di dogmi, dall'altra l'adesione personale, uno slancio intimo verso la divinità. Entrambe possono essere estremizzate: da una parte la religione può essere solo un fatto esteriore, l'osservanza di prescrizioni dettata solo dall'abitudine o dallo scrupolo (e qui veniamo al significato che religio aveva nel mondo romano antico), dall'altra parte possiamo avere una religiosità che, per quanto profonda e sincera essa sia, risulta slegata da qualsiasi contenuto particolare. Questi due estremi corrispondono a due casi limite: chi va a messa per abitudine e chi, pur avendo una fede "straordinaria", non ci va mai (l'esempio è ovviamento molto semplificato, ma serve per capire meglio).
Per concludere l'incontro, leggiamo un brano tratto dal Vangelo di Luca:
6 Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. 7 Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. 8 Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. 9 Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». 10 E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì. 11 Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. (Lc 6, 6-11)
Gesù ci riporta all'autenticità della fede. Le norme poste dalla religione sono l'espressione di principi, da cui esse discendono, e non viceversa. Il sabato, nella religione ebraica, era il giorno dedicato a Dio: per slacciarsi dalle preoccupazioni quitidiane e dedicarsi interamente al rapporto con Dio, era stato vietato di compiere qualsiasi lavoro, quindi anche guarire. Quello che Gesù fa è cercare di rendere palese l'assurdità di chi, in osservanza di questa legge, non fa del bene, non salva una vita nel giorno dedicato a Dio: infatti, l'amore per il prossimo è la manifestazione migliore dell'amore verso Dio, quindi della nostra fede.
Per il prossimo incontro, pensavamo di lasciarvi del materiale da leggere, 4-5 pagine circa. Chi non c'era sabato ma pensa di venire al prossimo incontro (che è sabato 10 novembre), può mandare un'email a Elisa che provvederà a mandarvelo sempre via email.
domenica 21 ottobre 2007
20 ottobre - Religione e Ricerca
- Dio è acqua, tutto, carne. È l'oceano, è i cieli. È ovunque e forse da nessuna parte.
- Il mio migliore amico
- Sicuramente non è quello che ci hanno insegnato da piccoli, a scuola
- Da giovane volevo essere amato e accettato completamente da qualcuno che anche io amassi e accettassi. Credevo che nessuno mi avrebbe voluto conoscendomi davvero. Ma Dio conosce ogni parte di me, anche le più dolorose. Le ha create, le accetta e le ama
- Dio, se dovessi associarlo a una parola, lo assocerei sicuramente alla parola amore, però un amore che io credo non esista
- Perché definire Dio? Se sei in pace con te stesso, non ne hai bisogno
- Deleghiamo tutte le responsabilità dicendo: “pensaci tu, io non posso”. Così è facile dire “Dov’è Dio”, ma la domanda è “Dove siamo noi?”
Il secondo filmato è preso dal film dei Simpson:
(ops! nn c'è più! cattivoni, ce l'hanno tolto... ma se volete proprio vedere il filmato, chiedete agli educatori e sarete esauditi!!!)
Quello che ci ha colpito è che a volte la disperazione ci fa cambiare la posizione che abbiamo sempre sostenuto, come le persone che escono dalla Chiesa e fanno a scambio con quelle uscite dal pub, come a dire che fino a quel momento non si era vissuto appieno.
Il terzo filmato è tratto dal film "Cento Chiodi" di Ermanno Olmi, che abbiamo anche visto quest'estate in Convivenza:
Anche qui vediamo che a un certo punto della vita si può capire che il senso deve essere cercato altrove, in questo caso non più nei libri ma nell'esperienza della vita.
Il filo che lega i tre video, come è emerso dalla discussione, sono le risposte che la religione tenta di dare alle domande che ognuno di noi si pone. Certo è che se si pretendono delle risposte certe, allora la religione fallisce, come dice Homer, riferito alla Bibbia, "in questo libro non ci sono risposte". Quello che rimane è la ricerca. Che è una catena continua di domande e risposte, le quali ci spingono a cercare attraverso vari mezzi: la Parola, i libri, l'esperienza, le testimonianze. Alla fine, se smettiamo di cercare il senso della nostra vita, la vita stessa ne esce svuotata. Non è neanche giusto dire che chi non è religioso ha smesso di cercare: si tratta solo di cercare altrove, non per forza nella religione. Significa allora che quello che ci differenzia da chi non è religioso è che noi cerchiamo il senso della nostra vita in un rapporto con una dimensione divina, e che la Parola e le testimonianze che riceviamo ci fanno da punto di appoggio, di riferimento.
Quali sono le domande a cui le religioni cercano di dare una risposta?
- il senso della vita
- cosa c'è dopo la morte
- che cosa è giusto, morale
- un segno, per capire qual'è la mia strada
- risposte alle mie domande
- conforto e speranza
- senso alla mia vita
- senso della sofferenza e della felicità
sabato 20 ottobre 2007
13 ottobre - Quali sono le domande della mia vita?
Per rompere il ghiaccio, abbiamo iniziato con un gioco: sul tavolo c'erano deglli oggetti di aiuto alla ricerca, come lenti di ingrandimento, binocolo, codici cifrati e dizionari di lingue non comuni o l'alfabeto elfico di Tolkien... ognuno ne sceglieva uno, quindi gli veniva consegnato un foglio con una messaggio nascosto, del tipo:
Który są moje pytanie, tamte jaki mi robię w ten okras pod moje życie a jaki mi akompaniować od jeden niewiele?
e chi riusciva a decifrare questa frase scritta in un polacco molto approssimativo e maccheronico avrebbe letto:
Quali sono le mie domande, quelle che mi pongo in questo periodo della mia vita e/o che mi accompagnano da un po'?
Beh, ovviamente adesso viene la parte più seria dell'incontro, in cui ognuno poteva riflettere sulla domanda e fare poi partecipi gli altri dei propri interrogativi. Ecco le domande che ricorrono di più:
- Qual'è la mia strada? cosa devo scegliere per il mio futuro (univisersitario, lavorativo, ecc.)? sono giuste le mie scelte?
- Qual'è il senso della vita? cosa c'è dopo la morte? come fare in modo che la mia vita non sia una serie di gesti abitudinari?
- Che senso hanno il dolore, la malattia, la vecchiaia? perché crescono intorno a me indifferenza e cinismo?
- Perché sono come sono? perché è tanto difficile farmi accettare dagli altri?
- Come posso aiutare le persone che mi sono accanto? come riesco a donarmi agli altri senza rinunciare a me stesso? ma poi, qual è il senso di amare gli altri?
- Perché tante persone non credono?
- Perché percepisco così lontana la presenza di Dio?
- Quanto c'è di umano nella nostra religione e quanto è "Parola di Dio"?
- I miei dubbi verranno mai risolti?
Il seguito... al prossimo incontro!!!
venerdì 19 ottobre 2007
Si comincia!
questo è il blog del gruppo del 3º-4º-5º superiore della Parrocchia Immacolata di Macerata, che si riunisce ogni sabato alle 15h30 nei locali parrocchiali per riflettere, discutere e pregare insieme su varie tematiche. Qui, ogni settimana, "posteremo" una sintesi dell'incontro del sabato pomeriggio, così, anche chi non è potuto venire, ha la possibilità di leggere cosa abbiamo fatto e cosa è venuto fuori dalle riflessioni personali e dalla discussione. Chi invece è venuto può sempre fermarsi a ripensare all'incontro svolto, o semplicemente rinfrescarsi la memoria. Ci teniamo a sottolineare che però il confronto diretto, quello fatto ritrovandosi tutti insieme e con una bella chiacchierata, non può essere sostituito da una piattaforma virtuale, senza nulla togliere alla comodità di raggiungere tutti in ogni momento che solo Internet ci offre. E poi chissà, se qualcuno passa di qui, magari per caso, speriamo possa trovare qualche spunto utile! A presto!!!!