venerdì 30 novembre 2007

24 novembre - Che cosa è male?

Con questo incontro abbiamo raggiunto il tetto storico delle presenze di quest’anno: ben sette persone!!! Riusciremo a superare il nostro record???

Ma veniamo alle cose serie. L’altra volta avevamo parlato di cosa è giusto, e abbiamo finito per parlare di etica, ossia quand’è che il nostro comportamento rientra nel giusto. Sabato scorso sembravamo concordi nel dire che esistesse un Bene che va al di là dei principi comuni. Questa volta rigiriamo la domanda – perché se c’è un bene, ci sarà anche un male:

  • Che cos’è il male?
  • Qual è la sua origine?

Per rispondere, andremo a interrogare cristianesimo e islam, mettendo a confronto alcuni brani paralleli della Bibbia e del Corano.

Ma iniziamo con qualche informazione sul Corano, libro sacro dell’islam: le potete trovare in questo documento.

Per ogni coppia di brani cerchiamo di rispondere a questi quesiti:

  • Trova tre analogie
  • Trova tre differenze
  • Qual è il male commesso?

Primo brano: Adamo ed Eva

Bibbia: Gn 3, 1-20
Corano: Sura 7, 19-27; Sura 2, 36-39

Leggi qui i due testi a confronto

In entrambi i brani, Adamo ed Eva sono nudi nel giardino, mangiano il frutto proibito disobbedendo a Dio, così si accorgono della propria nudità e sono cacciati dal Paradiso. Il loro peccato è quindi quello della disobbedienza al divieto imposto loro da Dio. Per quanto riguarda le differenze, nella Bibbia essi si nascondono da Dio, che non li accusa direttamente ma prima li cerca per poi chiedere loro cosa è successo. Nella Bibbia, Adamo ed Eva sono in un certo senso maledetti: il loro peccato ricadrà sulle generazioni a venire, che soffriranno il dolore e la fatica. Invece, nel Corano Adamo ed Eva chiedono subito misericordia a Dio, che imparte loro un insegnamento morale molto esplicito, ma per essi non c’è maledizione: sarà punito solo chi peccherà come loro. Altra differenza: nella Bibbia il tentatore è il serpente, nel Corano è Satana.

Secondo brano: Caino e Abele

Bibbia: Gn 4, 1-16
Corano: Sura 5, 27-32

Leggi qui i due testi a confronto

In entrambi i racconti, i due sono fratelli, figli di Adamo ed Eva, e solo l’offerta di Abele è accettata da Dio. Questo scatena la collera di Caino che uccide il fratello. Nella Bibbia, però, Caino non sembra mostrare pentimento, come invece accade nel Corano. Anche in questa coppia di brani, Dio nel Corano non maledice Caino, come invece nella Bibbia, dove è segnato da un marchio che lo proteggerà da chi vorrà ucciderlo per punirlo della sua malefatta. Il peccato commesso è il fratricidio, l’uccisione dei nostri simili. Ci sono però alcune questioni che non sono emerse: Perché però Caino uccide suo fratello? non possiamo dire che il male che ha commesso è anche rivolto verso Dio?

Terzo Brano: Iblis

Corano: Sura 38, 71-85

71. [Ricorda] quando il tuo Signore disse agli angeli: “Creerò un essere umano con l'argilla. 72. Dopo che l'avrò ben formato e avrò soffiato in lui del Mio Spirito, gettatevi in prosternazione davanti a lui”. 73. Tutti gli angeli si prosternarono assieme, 74. eccetto Iblis, che si inorgoglì e divenne uno dei miscredenti. 75. [Allah] disse: “O Iblis, cosa ti impedisce di prosternarti davanti a ciò che ho creato con le Mie mani? Ti gonfi d'orgoglio? Ti ritieni forse uno dei più elevati?”. 76. Rispose: “Sono migliore di lui: mi hai creato dal fuoco, mentre creasti lui dalla creta”. 77. [Allah] disse: “Esci di qui, in verità sei maledetto; 78. e la Mia maledizione sarà su di te fino al Giorno del Giudizio!”. 79. Disse: “Signore, concedimi una dilazione fino al Giorno in cui saranno resuscitati”. 80. Rispose [Allah]: “Tu sei fra coloro cui è concessa dilazione 81. fino al Giorno dell'Istante noto”. 82. Disse: “Per la Tua potenza, tutti li travierò, 83. eccetto quelli, fra loro, che sono Tuoi servi protetti”. 84. [Allah] disse: “[Questa è] la Verità, Io dico in Verità, 85. che riempirò l'Inferno di te e di tutti quelli di loro che ti seguiranno”.

Si tratta del racconto della ribellione dell’angelo che sarà Satana, e che noi chiamiamo anche Lucifero. Nella tradizione biblica, però, non c’è riferimento a questa figura, quello che sappiamo è più che altro una tradizione. Comunque sia, in questo brano vediamo che l’angelo non vuole obbedire a Dio perché non vuole prostrarsi davanti all’uomo: si considera per forza superiore, visto che Iblis è stato fatto con il fuoco, mentre l’uomo è stato plasmato dal fango. In questo caso il male è l'orgoglio, il credere che il nostro giudizio sia migliore della volontà di Dio.

Ma quale visione di Dio ci offrono questi brani? Un Dio vendicatore? Un Dio che ci mette alla prova mediante il male? Nei Vangeli la figura di Dio è però un po' diversa, si pone maggiormente l’accento sull’amore e sulla misericordia. Allora perché leggiamo ancora l’Antico Testamento? Riprenderemo questi interrogativi nel prossimo incontro.

sabato 17 novembre 2007

17 novembre - Che cosa è giusto?

Dopo aver visto la domanda fondamentale di una religione, quella cioè che è alla sua base (quale Dio?), riprendiamo ora una domanda che era emersa durante il secondo incontro, quando ci eravamo chiesti a quale domande rispondono le religioni:

Che cosa è giusto?

Iniziamo con un gioco: ci dividiamo in due gruppi, il primo è una commissione del Concilio vaticano III, il secondo una commissione straordinaria dell'ONU. Ognuno deve, all'insaputa dell'altro, stilare il decalogo dei principi che stanno alla base della vita dell'uomo.

Commissione dell'ONU
1) Rispetto per le persone
2) Libertà
3) Uguaglianza
4) Diritto di praticare un lavoro
5) Diritto alla vita
6) Giustizia
7) Diritto all'istruzione
8) Rispetto dei beni comuni
9) Rispetto delle leggi
10) Diritto di usufruire dei beni pubblici

Concilio Vaticano III
1) Libertà propria, senza che essa danneggi gli altri
2) Uguaglianza
3) Rispetto verso il prossimo
4) Umiltà
5) Disponibilità verso il prossimo
6) Distacco dalle cose materiali
7) Perdono
8) Fiducia
9) Amore
10) Coraggio nelle scelte

È quindi chiaro che alcuni principi sono comuni alla nostra concezione di vita umana, sia se affrontiamo il problema da un punto di vista laico o civile sia che prendiamo come riferimento la religione cristiana. Si può dire allora che l'etica civile è la base, è qualcosa che deve essere comune a tutti quanti, mentre l'etica religiosa è valida solo per chi appartiene a una determinata fede. Precisiamo che con etica si intende l'insieme dei valori che stanno alla base del comportamento di un individuo o di una collettività (per maggiori informazioni sull'etica, consulta la voce Etica nell'enciclopedia Wikipedia).
  • Nella fede c'è qualcosa di più profondo dell'etica?
  • Quanto vedo la religione come una serie di regole, un dogma? e quanto invece la sento vicina alle scelte della mia vita?
  • In che modo credere in Dio mi aiuta a prendere le scelte quotidiane?
Come abbiamo visto, ci sono dei valori che sono comuni a tutti: la maggior parte delle persone non commette omicidi, quindi non serve essere cristiani per capire che uccidere è sbagliato. Possiamo pensare che sia proprio dell'etica cristiana amare il prossimo, però anche i non credenti possono farlo. Forse rispetto all'etica civile, la fede ci permette un'adesione personale ai valori proposti. Per noi la religione non è una serie di norme, perché la vediamo più come qualcosa, o qualcuno, che ci sta accanto, Qualcuno, con la maiuscola, che ci dona il suo amore e ci insegna in prima persona come dobbiamo fare per essere felici. Però, di qui a mettere in pratica quello in cui crediamo, ce ne passa... tante volte, infatti, sappiamo benissimo cosa dobbiamo fare, ma facciamo esattamente il contrario. Ricordiamoci però che il Signore ci è sempre vicino, qualsiasi scelta dobbiamo prendere, come vediamo anche nel salmo seguente, con cui abbiamo concluso l'incontro:

2 Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
3 Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
4 Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
5 Tremate e non peccate,
sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
6 Offrite sacrifici di giustizia
e confidate nel Signore.
7 Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene?».
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
8 Hai messo più gioia nel mio cuore
di quando abbondano vino e frumento.
9 In pace mi corico e subito mi addormento:
tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare. [Sal 4]

A sabato prossimo!!! e commentate!!!!

domenica 11 novembre 2007

10 novembre - Quale Dio?

L’ultima volta, discutendo sulla religione in contrapposizione alla fede, avevamo visto che comunque non si poteva professare una fede senza anche dei contenuti, per quanto questi fossero legati alla cultura e a circostanze "umane". Questo ci porta a una domanda fondamentale, nel senso che è proprio alla base di una religione:

Quale Dio?

che significa chiedersi chi è questo Dio in cui si crede, quali sono le sue caratteristiche, che rapporto ha con l’uomo e viceversa.

Abbiamo iniziato l’incontro con un gioco. Ognuno aveva letto del materiale sulla concezione del divino in diverse religioni, senza però sapere quale religione era toccata agli altri. Su un cartellone abbiamo disegnato una ruota con i nomi dei partecipanti e facendo girare un pennarello, si estraeva una persona per volta che doveva rispondere a una serie di domande, senza mai nominare la religione assegnata. Alla fine, ognuno cercava di indovinare la religione degli altri. Le religioni erano quattro, più una di “disturbo”: induismo, ebraismo, buddismo, cristianesimo, islamismo (quindi per ogni religione c’era più di un rappresentante). Le domande poste erano:
  • Trova 5 parole che descrivono Dio.
  • Come descriveresti il rapporto tra Dio e l'uomo?
  • Qual è il concetto che ti ha colpito di più del materiale che hai letto?
Ecco in sintesi quello che il gioco ha fatto emergere:

  1. Le parole connesse al Dio della prima religione sono: unico, grande, vendicatore, castigatore, compassionevole, misericordioso, professione di fede. Dio svela qualcosa all’uomo ma non è coinvolto nelle vicende umane. L’uomo credente, da parte sua, rivolge a Dio qualsiasi azione compia. I concetti salienti sono l’assoluta incapacità di concepire la bestemmia in quanto tale, e la descrizione di Dio attraverso 99 nomi, mentre il 100° lo conosce solo Lui.
  2. Nella seconda religione Dio è liberatore, promessa, sempre presente, impronunciabile. Altre parole: sarà, comandamenti, scelto. Dio si preoccupa della sorte dell’uomo e lo libera dalle tribolazioni. Dio è conoscibile attraverso l’uomo. Due sono i concetti che ci hanno colpito. Il primo è che Dio non si rivela a tutti, ma è per tutti. Il secondo, collegato al primo: il credente spera che tutti un giorno riconosceranno il suo Dio come l’unico vero Dio.
  3. Per questa religione Dio è uno solo, eterno, non generato, misericordioso e compassionevole. Dio è amore, salvezza, speranza. La presenza di Dio può essere scorta nella vita quotidiana dell’uomo, che si deve accostare a Lui con culto sincero. Un pensiero interessante è che Dio ama, cioè è misericordioso e si preoccupa delle sue creature, ma è anche amore, ossia si manifesta attraverso l’amore verso il prossimo.
  4. Le parole associate alla divinità in questa religione sono state: assente, erroneamente personificato, innominato, immanente, incondizionato, filosofia. Non c’è un vero rapporto con il divino, che è l’incondizionato, in quanto l’uomo, che è costantemente condizionato, cerca piuttosto un progressivo distacco dalla realtà. È poi notevole sottolineare che in questa religione non esiste il concetto di creazione, ma il mondo si configura come una serie di eventi concatenati in cui manca una volontà superiore.
Hai indovinato anche tu di quali religioni si tratta? Innanzitutto, l’induismo non c’era! In ordine, le religioni erano: islamismo, ebraismo, cristianesimo e buddismo. Clicca sul nome della religione se vuoi leggere il materiale per intero: sono quattro paragrafi del capitolo “Quale Dio”, tratto dal libro Pietro Stefani, Le religioni secondo Andrea, che è il libro che seguiamo nella preparazione di questa serie di incontri.

Nella seconda parte dell’incontro è intervenuto don Piero che ci ha introdotto e spiegato un brano biblico, nel quale viene presentata la figura del Dio cristiano. Il testo, tratto dalla Lettera ai Filippesi, è anche conosciuto come inno cristologico dei Filippesi, eccolo:

6 [Cristo Gesù], pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. [Fl 2, 6-11]

Nella prima parte del brano vediamo un Dio che si spoglia della sua grandezza, del suo splendore, e quasi non ci sembra il Dio perfettissimo della teologia. Il verbo spogliare significa anche proprio svuotare, e in Gesù, Dio rinuncia alla propria onnipotenza e si fa schiavo, che nell’antichità era chi non aveva nemmeno il diritto alla vita. Quindi, Dio si fa del tutto simile agli uomini, mangia, beve, piange (come davanti alla tomba di Lazzaro), e, infine, muore. Non però una morte normale, ma una morte di croce, morte che passa per atroci sofferenze e per l’ignominia e lo sbeffeggio. Ma la comunione di Gesù con il Padre è proprio l’obbedienza, è accogliere totalmente la sua volontà.

Ecco quindi che arriviamo alla seconda parte del brano: Dio, in risposta, lo esalta. Proclamando che è il Signore, Gesù riacquista tutta la sua gloria, e come Signore risorto ha il potere di dare a sua volta la vita. Anche l’uomo allora può essere grande se accoglie Dio, se si spoglia del suo egoismo, che è porsi al di sopra di tutto e di tutti. Per essere vicini a Dio, invece, bisogna riempirsi di amore per Dio, che si concretizza nell’amore per se stessi e nell’amore per gli altri. Allora, la potenza di Dio è sinonimo di amore, e nell’amore Gesù ci invita a cercare il senso della nostra esistenza. E pur di farci comprendere questo, che è la via della salvezza, Dio arriva a rinunciare alla sua potenza, a farsi uomo del dolore per camminare insieme a noi, e farsi addirittura crocifiggere, tutto per amore.

Come si poteva non dedicare un momento alla lettura della Scrittura e alla riflessione personale? Ricordiamo infatti che scopo dell’incontro non è tanto conoscere le altre religioni, quanto riflettere su delle domande per approfondire la nostra stessa fede, e in questo ci avvaliamo anche degli spunti che possiamo ricevere dalle confessioni religiose diverse dalla nostra.