lunedì 28 gennaio 2008

Avvisi!!!

Alcuni avvisi per il mese di febbraio:
  1. sabato 2 febbraio non faremo l'incontro;
  2. domenica 3 e lunedì 4 febbraio ci sarà la tanto attesa recita di carnevale del Gruppo Giovani della Parrocchia Immacolata, dal titolo "Il Re Leone", alle 21h15 al cinema Excelsior;
  3. mercoledì 13 gennaio stiamo organizzando una cena di gruppo, per ritrovarsi tutti insieme dopo tanto tempo e fare il punto della situazione (andamento degli incontri, partecipazione, nuove proposte, ecc.). Fateci sapere la vostra disponibilità!!!
  4. sabato 9 febbraio non ci sarà l'incontro perché verrà celebrata al duomo alle 18h30 una messa in occasione dei 140 anni dell'Azione Cattolica. Siamo invitati a partecipare!

26 gennaio - La regola d'oro

Concludiamo, con l'incontro di oggi, la tematica del male, che abbiamo affrontato negli incontri precedenti (24 novembre e 1 dicembre), e soffermiamoci a parlare dell'altra faccia della medaglia, ossia del bene. Abbiamo visto che almeno le tre grandi religioni monoteiste, ebraismo, cristianesimo e islam, hanno una visione abbastanza simile del male, in particolare del male commesso dall'uomo, che consiste, a grandi linee, nell'allontanarsi da Dio oppure nel lasciarsi prendere dall'egoismo nel rapporto con gli altri.

Iniziamo con un gioco di ruolo: una persona sarà Dio, che dovrà giudicare 4 personaggi, ma solo uno potrà essere salvato. I personaggi sono (riassumendo molto):
  1. Uno studente ateo che si dedica ad "opere di bene";
  2. Una ragazza che lavora per di Medici senza frontiere in Afghanistan, che si è sposata con un musulmano e si è convertita all'Islam;
  3. Un imprenditore truffaldino che va in Chiesa tutte le domeniche e fa il catechista in parrocchia;
  4. Una donna in crisi matrimoniale che trova nuova speranza (ma anche un nuovo amore) in un gruppo ecclesiastico cattolico.
In effetti, per decidere chi si salva, è necessario stabilire un criterio: la fede, il numero di opere buone, il numero di opere cattive, tanto per fare qualche esempio.

Vediamo ora un pezzo tratto dal film "Schindler's list" (su YouTube ho trovato solo uno spezzone di quello che abbiamo visto agli incontri ed è in inglese...)



Oskar Schindler, imprenditore ceco iscritto al partito nazista, fa di tutto per salvare un gruppo di ebrei: prepara una lista di ebrei che dovranno servirgli come manodopera in una fabbrica di armamenti. Per ottenere questo, spende tutto il suo denaro corrompendo funzionari del regime nazista. Quando la guerra finisce, deve fuggire perché ufficialmente è un criminale: agli occhi di tutti aveva schiavizzato 1100 ebrei. Nel 1967, però, la commissione israliana dello Yad Vashem decide di riconoscere Schindler "Giusto fra le nazioni", un'onoreficenza che gli ebrei attribuiscono ai non ebrei che seguono la via della rettitudine.

Vediamo ora la posizione della Chiesa cattolica rispetto alle altre religioni, che è contenuta nel documento del Concilio Vaticano II intitolato Nostrae Aetate, Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane. La Chiesa "considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini".

Per salvarsi (riducendo la questione all'osso), al credente sono richieste fede e amore. Questa è la regola d'oro, che in parole bibliche sarebbe: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Ama il tuo prossimo come te stesso" (Mt 22, 37.39b). Chi però è ateo si può salvare lo stesso se vive quell'amore verso il prossimo che Cristo ha predicato. Allora viene da chiedersi: Non possiamo fare a meno di credere per salvarci? Non basta amare? Questa domanda è però un trabocchetto: se non crediamo, scompare il problema della salvezza. Perderemmo invece la fede e rinnegheremmo Gesù che è "via, verità e vita". Infatti, se a coloro che non credono in Cristo è "abbonata" la mancanza di fede, perché per vari motivi non l'hanno potuto conoscere, a noi che crediamo ci sarà "imputato" il fatto di aver rinnegato la fede! Allora non avremmo davvero niente, perché avremmo anche perso la motivazione del nostro amare.

lunedì 21 gennaio 2008

19 gennaio - Perché leggiamo ancora l'Antico Testamento?

Dopo quasi due mesi... con l'anno nuovo si ricomincia!

Alla fine dell'incontro del 24 novembre, ci eravamo lasciati con degli interrogativi irrisolti. Analizzando e confrontando brani dell'Antico Testamento (d'ora in poi, AT!) e del Corano, sembrava quasi che ne emergesse una figura di Dio vendicatore, tanto diverso dal Dio misericordioso del Nuovo Testamento (NT). Quindi nasce spontanea la domanda: Perché leggiamo ancora l'AT?

L'incontro inizia con un gioco: bisogna associare ad una serie di brani biblici il libro da cui sono stati tratti (indicando se si tratta dell'AT o del NT), e poi rispondere a due domande:
  • Quale brano mi ha colpito di più, in positivo e in negativo?
  • Che idea mi sono fatto dell'AT e del NT?
Se ti va, puoi andare alla pagina con i brani (dove poi troverai anche un link alle risposte!!!) così anche tu puoi metterti alla prova...

I brani sono stati scelti appositamente in modo che ci fossero testi molto duri o molto dolci sia dell'AT che del NT.

Prendiamo ora altri due brani, le letture di due domeniche fa:

Vangelo: Mt 3, 13-17

13 In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. 14 Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». 15 Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. 16 Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».

Prima lettura: Is 42, 1-7

1 Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
2 Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
3 non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta.
Proclamerà il diritto con fermezza;
4 non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra;
e per la sua dottrina saranno in attesa le isole.
5 Così dice il Signore Dio
che crea i cieli e li dispiega,
distende la terra con ciò che vi nasce,
dà il respiro alla gente che la abita
e l'alito a quanti camminano su di essa:
6 «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
7 perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre.

La giustizia di cui si parla non è quella dell'uomo, ma è la fedeltà a Dio e alla sua legge. Gesù si sottomette a questa giustizia, per inserirsi nel progetto di Dio che è stato portato avanti dal popolo di Israele a partire da Abramo. Il Vangelo ci presenta 4 immagini:
  • Gesù uscì dall'acqua: al battesimo, che significa immersione, fa seguito una rinascita, che preannuncia la risurrezione;
  • si aprirono i cieli: si apre il mondo di Dio, non c'è più separazione tra il mondo umano e quello divino, si può conoscere il progetto di Dio;
  • lo Spirito di Dio scese come una colomba: richiama lo Spirito di Dio che aleggiava sopra il mondo informe prima della creazione;
  • ecco una voce dal cielo che disse: è una voce potente, come quella del tuono, una voce che si moltiplica come l'eco.
Per parlare all'uomo, Dio usa la lingua dell'uomo. Una lingua riflette la cultura e il modo di pensare dei suoi parlanti in un determinato periodo storico. Ci sono immagini e modi di dire che erano assolutamente familiari a chi leggeva le Scritture a quei tempi, perché vi confluiva la realtà di allora. Quando leggiamo la Bibbia dobbiamo quindi tener presente questo, che non significa pensare che non sia più valida perché scritta per gli uomini di un tempo che non c'è più, ma che deve essere analizzata alla luce del contesto in cui è stata prodotta. Dobbiamo anche tener presente che la Bibbia, essendo composta di vari libri, è formata anche da vari generi letterari: poetici, narrativi, ecc. Non dobbiamo quindi neanche ricadere nell'errore di leggere il linguaggio metaforico alla lettera, perché è solo un modo di esprimere con più forza certi concetti.

La Bibbia, in quanto testo, è anche un fitto tessuto di rimandi testuali da un passo all'altro, che un ebreo del tempo avrebbe colto immediatamente, ma noi abbiamo qualche difficoltà. Conoscere l'AT serve quindi per una migliore comprensione del NT. Ma non solo: chi crede, vi vede anche il compimento, la prosecuzione del messaggio di Dio. Leggendo il Vangelo di Matteo, quando si parla di "figlio mio prediletto, in cui mi sono compiaciuto", ci ricordiamo che si tratta della promessa fatta in Isaia: "Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito sopra di lui, egli porterà il diritto alle nazioni." Il figlio di Dio verrà quindi nella debolezza, si farà fragile, come un servo che non conta niente, ma la sua proclamazione sarà forte. In tutto questo, il battesimo di Gesù rappresenta un po' il passaggio di testimone dall'AT al NT: Dio è venuto sulla Terra con Gesù di Nazareth, ma continua a parlare agli uomini come aveva sempre fatto, e come continuerà a fare, con grande e dolcissimo amore verso le sue creature.