lunedì 28 gennaio 2008

26 gennaio - La regola d'oro

Concludiamo, con l'incontro di oggi, la tematica del male, che abbiamo affrontato negli incontri precedenti (24 novembre e 1 dicembre), e soffermiamoci a parlare dell'altra faccia della medaglia, ossia del bene. Abbiamo visto che almeno le tre grandi religioni monoteiste, ebraismo, cristianesimo e islam, hanno una visione abbastanza simile del male, in particolare del male commesso dall'uomo, che consiste, a grandi linee, nell'allontanarsi da Dio oppure nel lasciarsi prendere dall'egoismo nel rapporto con gli altri.

Iniziamo con un gioco di ruolo: una persona sarà Dio, che dovrà giudicare 4 personaggi, ma solo uno potrà essere salvato. I personaggi sono (riassumendo molto):
  1. Uno studente ateo che si dedica ad "opere di bene";
  2. Una ragazza che lavora per di Medici senza frontiere in Afghanistan, che si è sposata con un musulmano e si è convertita all'Islam;
  3. Un imprenditore truffaldino che va in Chiesa tutte le domeniche e fa il catechista in parrocchia;
  4. Una donna in crisi matrimoniale che trova nuova speranza (ma anche un nuovo amore) in un gruppo ecclesiastico cattolico.
In effetti, per decidere chi si salva, è necessario stabilire un criterio: la fede, il numero di opere buone, il numero di opere cattive, tanto per fare qualche esempio.

Vediamo ora un pezzo tratto dal film "Schindler's list" (su YouTube ho trovato solo uno spezzone di quello che abbiamo visto agli incontri ed è in inglese...)



Oskar Schindler, imprenditore ceco iscritto al partito nazista, fa di tutto per salvare un gruppo di ebrei: prepara una lista di ebrei che dovranno servirgli come manodopera in una fabbrica di armamenti. Per ottenere questo, spende tutto il suo denaro corrompendo funzionari del regime nazista. Quando la guerra finisce, deve fuggire perché ufficialmente è un criminale: agli occhi di tutti aveva schiavizzato 1100 ebrei. Nel 1967, però, la commissione israliana dello Yad Vashem decide di riconoscere Schindler "Giusto fra le nazioni", un'onoreficenza che gli ebrei attribuiscono ai non ebrei che seguono la via della rettitudine.

Vediamo ora la posizione della Chiesa cattolica rispetto alle altre religioni, che è contenuta nel documento del Concilio Vaticano II intitolato Nostrae Aetate, Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane. La Chiesa "considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini".

Per salvarsi (riducendo la questione all'osso), al credente sono richieste fede e amore. Questa è la regola d'oro, che in parole bibliche sarebbe: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Ama il tuo prossimo come te stesso" (Mt 22, 37.39b). Chi però è ateo si può salvare lo stesso se vive quell'amore verso il prossimo che Cristo ha predicato. Allora viene da chiedersi: Non possiamo fare a meno di credere per salvarci? Non basta amare? Questa domanda è però un trabocchetto: se non crediamo, scompare il problema della salvezza. Perderemmo invece la fede e rinnegheremmo Gesù che è "via, verità e vita". Infatti, se a coloro che non credono in Cristo è "abbonata" la mancanza di fede, perché per vari motivi non l'hanno potuto conoscere, a noi che crediamo ci sarà "imputato" il fatto di aver rinnegato la fede! Allora non avremmo davvero niente, perché avremmo anche perso la motivazione del nostro amare.

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