sabato 25 ottobre 2008

MICA MALE!

Salve a tutti!
sì lo so, il blog ormai è chiuso, non leggerete questo post, anche perché quegli incontri sono finiti come gruppo delle superiori... ma era solo per dire che il blog è visitato ancora, da varie parti d'Italia e anche dal mondo (a quanto risulta dal sito delle statistiche a cui l'ho iscritto!) e in più se fate delle ricerche con google è anche ben posizionato: se cercate "la regola d'oro" il blog è alla terza pagina, ossia in 23esima posizione! mica male!!! (aggiornamento alle ore 11h45 di sabato 25 ottobre :))

martedì 3 giugno 2008

27 maggio - Il corpo e i sacramenti

Ed eccoci, come preannunciato, all'ultimo incontro dell'anno!
Iniziamo riallacciandoci al discorso degli ultimi incontri, cioè la corporeità nel rapporto con l'Altro, con l'Oltre, e la difficoltà che il mio corpo comporta nella relazione con Dio.
L'incontro vero e proprio comincia con una tecnica: ognuno ha una striscia di carta, dove rappresentare le tappe, le fasi della vita dell'uomo, concentrandosi maggiormente sull'aspetto corporeo-biologico, e per ogni tappa scrivere una parola significativa, una parola che vi colleghiamo più o meno coscientemente. Prendiamone un paio tanto per fare un esempio:
  • Nascita - gioia
  • Infanzia - spensieratezza
  • Sviluppo/adolescenza - scoperta
  • Età adulta (o adultezza!) - certezze
  • Vecchiaia - ricchezza di esperienze
  • Morte - passaggio
  • Concepimento - non scelta
  • Sviluppo embrionale - nutrimento
  • Nascita - entrata in scena
  • Infanzia - subbuteo
  • Pubertà - anni del fiore
  • Maturità - fiore degli anni
  • Degrado -virgola
  • Vecchaia - bocce
  • Morte - chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato
  • Terra (o altro elemento) - locus amoenus
Ma che c'entra questo con i sacramenti? leggiamo allora un brano tratto dal libro Sul corpo di Carlo Maria Martini:

Il Cristianesimo è tutto fondato sul corpo che Cristo ha assunto: è la religione del Logos incarnato, della Parola che si fa uomo.
Esso è proiettato sul corpo del cristiano che, viene immerso nell'acqua del battesimo e poi accompagnato lungo i diversi momenti della vita, fino all'ultima malattia e alla morte, come preludio della risurrezione del corpo. Questo corpo del cristiano vive per la sua inserzione nel Corpo di Cristo risorto e diviene membro del grande Corpo di Cristo che è la Chiesa.
Dunque il Cristianesimo ha al centro un corpo che nasce, cresce, comunica, si riproduce, si dilata, soffre, si ammala, guarisce, muore; perché è nel farsi del mio corpo che vive la Parola.
E tutte le varie fasi del mio corpo hanno un significato, una “parola” alla quale rimandano. Questa parola viene detta dai sacramenti della Chiesa.

Se adesso pensiamo ai sacramenti come a una serie di tappe della vita del Cristiano, avremo il seguente schema:

  • Battesimo
  • Confessione
  • Eucaristia
  • Cresima
  • Matrimonio oppure Ordinazione sacerdotale
  • Unzione dei malati
  • Dies Natalis
Questo elenco deve essere preso con le dovute cautele, così com'è rispecchia l'evoluzione dei sacramenti fino ai giorni nostri.. una volta battesimo e cresima si facevano da adulti e in successione, e l'eucaristia come anche la confessione sono sacramenti che facciamo più volte nella notra vita - come il mangiare, il riposarsi, che fanno parte della nostra vita biologica ma non sono una tappa come la nascita. I sacramenti sono azioni umani, coinvolgono il nostro corpo, ma questo non ci deve sorprendere, dopotutto la religione cristiana è fondata sul fatto che Dio ha scelto di assumere forma umana, un corpo in carne e ossa, come possiamo leggere nel prologo al Vangelo di Giovanni:

Giovanni 1,1-18


1 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6 Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8 Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9 Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10 Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12 A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
16 Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

Per concludere, leggiamo ancora un brano di Martini, che spiega meglio come i sacramenti siano legati alla vita del cristiano, e l'introduzione ad una collana di libriccini sui sacramenti, che spiegano meglio cosa siano i sacramenti e la loro relazione con il nostro essere uomini:

I sacramenti

I sacramenti esplicitano ed esprimono la parola non detta del corpo, ne attualizzano la potenzialità comunicativa.
In ogni sacramento c'è una parola che dà forma, senso compiuto e vita a cose e gesti riguardanti il corpo umano e il suo cammino verso Dio, sempre in riferimento al Corpo di Cristo e al Corpo della Chiesa.
Il nascere e il crescere del corpo sono in connessione al battesimo, alla confermazione e alla riconciliazione.
Il nutrirsi e il divenire adulti sono in connessione all'Eucaristia e all'ordine sacro.
L'essere amati e l'amare in connessione al matrimonio.
Il soffrire e il morire in connessione all'unzione e al dies natalis, al battesimo definitivo.


Che cos’è un sacramento?

I sacramenti sono anzitutto delle attività umane, sono gesti umani fondamentali. Laviamo i nostri corpi, ungiamo la fronte, mangiamo pane e beviamo vino, tocchiamo e accarezziamo i malati, ecc. Queste azioni umane diventano mezzi per incontrare il Signore, e sono eseguite in modo rituale, cioè seguendo dei modelli conosciuti di movimenti e di gesti, recitando le parole ufficiali prescritte dal rito. Le nostre azioni rituali sono simboliche, ossia un mezzo reale e concreto per darci la possibilità di sperimentare o esprimere qualcosa che altrimenti rimane astratto. Un simbolo contiene la realtà che esprime, sebbene non ne esaurisca tutta la sua profondità: così un bacio contiene in qualche modo l’amore che esprime, ma sappiamo bene che l’amore è anche altro.
Tutti i sacramenti si collegano anche alla parola di Dio, che chiarifica il significato dei simboli che usiamo e ci ricorda anche come le nostre azioni siano sempre una risposta a quanto Dio ha fatto per noi.
Le azioni rituali che compiamo nei sacramenti sono sempre azioni comunitarie, cioè azioni della comunità della Chiesa, non semplicemente azioni del sacerdote o di colui che riceve il sacramento. Loro effetto primario è quello di formarci e fortificarci per la missione, cosicché possiamo mantenere viva e attiva la comunità.
Allo stesso tempo, dato che la Chiesa è il corpo di Cristo, l’azione di un sacramento è anche l’azione di Cristo, che agisce mediante la comunità riunita nel suo nome. L’incontro con Cristo nei sacramenti è possibile solo per mezzo della fede: i sacramenti esprimono la nostra fede, ma anche la nutrono e la rafforzano, perché ci mettono in contatto con il Cristo vivo e ci permettono di approfondire la nostra amicizia con il Signore.
I sacramenti sono parte della nostra relazione con Dio, sono parte della nostra vita di fede. Esprimono ciò che Dio sta già facendo nella nostra vita e ci spingono in avanti lungo la strada della crescita spirituale.

Bene, spero che questi brani possano spiegare bene il senso di questo incontro. Che si conclude senza concludersi - ci vorrebbe almeno un incontro per ogni sacramenti - volutamente. Spero che questi incontri siano stati significativi, che vi sia rimasto qualcosa, soprattutto spunti per la riflessione. Ma il cammino continua con la Convivenza, e a ottobre quando ricominceranno gli incontri!!!!

lunedì 19 maggio 2008

ULTIMO AVVISO!!!!!!!!!!!!!!!!!

Eh sì, questo è l'ultimo avviso di quest'anno... perché gli incontri sono giunti al termine!!! E infatti il prossimo ed ultimo incontro si svolgerà

martedì 27 maggio

solito posto, solita ora. Martedì 20 maggio, invece, non faremo nessun incontro (qualcuno è in gita, qualcuno ha da studiare, ed essendo l'ultimo vogliamo prepararlo con calma!!!!). Mi raccomando, accorrete numerosi, che magari parliamo anche di quando volete fare la pizzata (qualcuno inizia già a chiedere). Infine, ricordo sempre che per la convivenza c'è ancora posto, e quelli che sono ancora indecisi facciano in fretta!!!! e quelli che si sono decisi ma non hanno ancora versato la caparra... beh... facciano in fretta anche loro!!!!!!!! Allora a martedì 27 maggio!!!!!

13 maggio - Andare oltre la corporeità

Come abbiamo visto l'altra volta, l'uomo è basar, carne, cioè legato all'esperienza terrestre, fragile, debole. Ma è anche nephesh, vita, e ruah, ossia spirito, relazione con Dio, e infine lev, cuore, profondità, intelligenza. Oggi riflettiamo quindi in che modo il nostro essere carne influenzi la ricerca del divino, il rapporto con Dio e con un'esistenza che va al di là della nostra esperienza terrena. Per fare questo, confrontiamoci con la Parola di Dio, che, ricordiamo, non è il libro delle risposte bensì illibro delle domande, perché come abbiamo visto dall'inizio di questo anno di incontri la fede è essenzialmente una continua ricerca - per noi credenti, di un rapporto con un Dio che è amore.

Per leggere i brani proposti, ecco una serie di domande guida, per indirizzare la riflessione:
  1. Cosa "cercano" i personaggi e gli autori delle letture?Cos'è che li interroga, che cosa li disorienta, che cosa li turba? E cosa li spinge all'incontro, al relazionarsi con il Signore?
  2. In che modo entrano "in contatto" con la divinità i personaggi nelle letture? Qule/i senso/i viene/vengono "stimolati"?
  3. I sensi costituiscono un limite alla comprensione e alla relazione o la aprono?
  4. Che dimensione/i del corpo, del mio esser uomo (facendo riferimento ai termini spiegati da Piero) emerge dalle letture?
  5. Quale senso per me è stimolato dalla relazione che ho io con Dio?
  6. Quale delle letture sento più vicina a me? Perchè? Anch'io sperimento i dubbi e le difficoltà di queste letture? Quando? Intendiamo in particolare 1) la difficoltà di percepire e di credere a qualcosa che vada "oltre" la fisicità, l'essere terreno e tangibile, e 2) quella di vivere la corporeità come qualcosa di animato dal soffio di Dio, come un tutt'uno di carne e spirito.
Ed ecco la serie di brani che abbiamo proposto:

Esodo 33,18-23

18 [Mosè] disse [al Signore]: «Mostrami la tua Gloria!».
19 Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia». 20 Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». 21 Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: 22 quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. 23 Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere».


Salmo 12 (13) Lamento fiducioso del giusto

1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.
2 Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
3 Fino a quando nell'anima mia proverò affanni,
tristezza nel cuore ogni momento?
Fino a quando su di me trionferà il nemico?
4 Guarda, rispondimi, Signore mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
5 perché il mio nemico non dica: «L'ho vinto!»
e non esultino i miei avversari quando vacillo.
6 Nella tua misericordia ho confidato.
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza
e canti al Signore, che mi ha beneficato.


Salmo 26 (27) Ferma fiducia in Dio

7 Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
8 Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
il tuo volto, Signore, io cerco.
9 Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
11 Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.
12 Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
14 Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.


Giovanni 20,11-18

11 Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12 e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13 Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». 14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. 15 Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». 16 Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! 17 Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». 18 Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.


Giovanni 20,24-29

24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».


1Corinzi 13,9-13

9 La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10 Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. 12 Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!


ed ecco qualche annotazione:
  • spesso abbiamo il bisogno di incontrare Dio in maniera concreta e tangibile, di vedere il suo volto, di sentire la sua voce, di toccare le sue mani. Ma questo non è possibile: metaforicamente, l'impossibilità di vedere il volto di Dio rappresenta l'impossiblità di conoscere Dio in forma completa e perfetta. Per ora, possiamo solo vederlo da dietro, le sue spalle (Esodo), oppure come in uno specchio (Corinzi), tenendo presente che gli specchi di allora erano fatti di bronzo e non è che riflettessero tanto bene! Solo un giorno potremo vedere Dio faccia a faccia.
  • pensando al senso che è stimolato dalla relazione con Dio, di primo acchito si può pensare alla vista o all'udito: vedere Dio nel volto degli altri, nel creato, nella Parola che ci ha lasciato. Ma qualcuno ha detto che non trova che nessuno dei suoi sensi sia stimolato dalla relazione con Dio... piuttosto, lo sentiamo nel nostro cuore - lev - nel profondo di noi stessi, una sensazione più che altro inspiegabile, un impulso che viene da dentro.
  • Cercare Dio è un altro paio di maniche. Uno può dire che, non sapendo come se lo debba aspettare, lo cerca sotto una forma e quando gli capita accanto non se ne accorge: un po' come quando uno cerca le chiavi di casa e non fa caso, per esempio, al libro che gli passa sotto gli occhi guardando, per esempio, dentro l'armadio. Certo è che si devono sempre rifuggire gli estremi. Da una parte, pensare di vedere Dio in tutto, di pensare di trovare una spiegazione ad ogni evento come se fosse la volontà divina (penso a mia nonna che, quando trovava un parcheggio con la macchina, subito ringraziava il Signore). Dall'estremo opposto troviamo invece l'atteggiamento di chi non cerca affatto, convinto che tanto non sarebbe capace di riconoscere la sua presenza negli avventmenti della vita, della storia. Non è un po' darsi per vinti? e poi, dopo tutto un anno di incontri in cui avviamo visto quanto la fede - cristiana e non - sia una ricerca?
  • nel complesso, i sensi e la corporeità costituiscono sì un limite alla relazione con Dio, perché per quanto ci sforziamo, non riusciamo a figurarci un'esistenza extra-corporea; ma proprio perché i sensi e la corporeità ci precludono una "conoscenza imperfetta", essi aprono la via alla continua ricerca di una relazione con un Altro, con un Oltre.

martedì 13 maggio 2008

7 maggio - La corporeità nella Bibbia

L'incontro di oggi è una relazione di don Piero che ha ripercorso per noi i brani biblici più significativi sulla corporeità e ci ha fornito anche la terminologia biblica al riguardo. Cercherò di ricostruire il discorso ma potete chiedere direttamente a lui se non capite qualcosa o volete ulteriori spiegazioni. Anche se, come dice il proverbio, chi dorme non piglia pesci!!!

LA TERMINOLOGIA EBRAICA DELLA CORPOREITÀ

Iniziamo dicendo che nella cultura ebraica, l'essere umano è visto come una unità, e non una unione di anima e corpo come ci viene tramandato dalla cultura e filosofia greca che ha successivamente fatto penetrare questa concezione nel pensiero dei teologi cristiani. L'idea di una componente spirituale "buona" pre-esistente a un corpo "cattivo" in cui è imprigionata nasce con la filosofia socratico-platonica ed è assente dal pensiero ebraico, dove non c'è nemmeno una parola per indicare il corpo, nel senso che lo intendiamo noi. Ma andiamo con ordine e presentiamo le parole ebraiche essenziali, tenendo conto che nella traduzione dei settanta, come anche nel nuovo testamento, la resa in greco spesso non tiene conto del senso originale del termine ebraico (Scarica il file pdf con la terminologia biblica della corporeità). La prima è adam (tradotta in greco ànthropos, essere umano), legata alla parola che indica la terra, adamà. Questa parola indica quindi l'uomo in quanto essere terrestre, indipendentemente dal suo sesso, quindi l'essere umano, l'umanità in genere. Abbiamo poi ish e ishah, "uomo" e "donna". Ish (tradotto in greco come anér, andrós, "uomo di sesso maschile") indica rispetto ad adam l'uomo in quanto differenziato in uomo e donna, l'uomo che è sia maschio che femmina, ma non l'uomo maschio in particolare (come gatto indica in generale tutti i gatti, però possiamo anche fare l'opposizione gatto-gatta. Purtroppo, in italiano uomo e donna sono due parole totalmente distinte, come anche in greco). Passiamo ora ad un'altra parola, che è basar, che significa "carne" e in greco è tradotta come sarx, appunto "carne", ma anche come sôma, che significa invece "corpo". Basar non indica quindi una componente dell'essere umano, non il "corpo" come lo intendiamo noi, bensì l'uomo in quanto costituito di carne; nello specifico, questo termine indica la fragilità dell'uomo, la sua limitatezza. Con sarx si mette più l'accento sulla debolezza fisica ma anche morale, mentre sôma è un termine più positivo rispetto a carne. Con la parola nephesh si indica invece "il soffio vitale, la vita, l'io", è la parola che designa l'uomo in quanto essere vivente, che si manifesta nel suo respirare. La traduzione greca, psyché, è un po' fuorviante, in quanto indica maggiormente l'anima, l'individualità della persona, la mente. Nephesh è invece quello che ci accomuna agli animali, anch'essi essere viventi che respirano. Un'altra parola è ruah, che significa "vento, soffio, spirito", e può indicare sia lo Spirito di Dio, sia, applicata all'uomo, la sua capacità di porsi in relazione con Dio (greco: pneuma, "vento, soffio, spirito"). Quindi, con questo termine, l'uomo è visto come un essere che si mette alla ricerca di un rapporto con un Altro. Infine, lev significa "cuore", ma anche qui la traduzione è fuorviante. Può indicare sì l'organo (in greco, kardia) ma non indica mai la sede dei sentimenti. La parola ebraica indica invece la parte più profonda dell'uomo e lo caratterizza come essere in grado di riflettere, di compiere scelte (in greco, questi due concetti sono espressi da nous, "ragione, intelligenza", e synéidesis, "coscienza"). Quindi queste parole ci parlano dell'uomo, che può essere visto sotto diverse angolazioni, e ogni volta cogliamo un aspetto diverso della sua essenza, senza che venga meno la sua unità. Un po' come un cilindro che, visto da sopra, ci appare come un cerchio, visto di lato lo vediamo come un rettangolo.

Andiamo ora a leggere alcuni passi biblici.

LA GENESI

La Genesi (e la Bibbia in genere) non pretende essere un testo biologico, tantomeno di avere esattezza cronologica. La Genesi, in particolare, è una raccolta di riflessioni e di storie, anche personali, che rendano conto dell'esperienza con Dio, dell'ispirazione che ci ha lasciato dentro. Qui il linguaggio si fa simbolico, per riflettere sulla naura umana. Due sono i racconti che parlano della creazione dell'uomo (sempre sotto forma di racconto mitologico, e non cronologico).

GENESI 1
26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27 Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra».

Il primo brano coglie l'aspetto relazionale dell'uomo. L'uomo creato a "immagine e somiglianza" di Dio significa un essere in grado di porsi in dialogo con Dio, un essere che può parlare e ascoltare. Qui l'uomo è detto ish e ishah. Il verbo dominare (tradotto non appropriatamete) non indica tanto un dominio ma uno stare insieme, una comune origine terrestre, mentre l'invito a essere fecondi non si riferisce solo alla procreazione ma anche alla produzione intellettuale, alla creatività in genere.

GENESI 2
7 allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. [...] 18 Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». 19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20 Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23 Allora l'uomo disse:
«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall'uomo è stata tolta».
24 Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. 25 Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.

In questo secondo racconto della Genesi, un altro autore riflette più profondamente sulla natura umana e ci presente l'uomo in se stesso. Innanzitutto vediamo un uomo che è stato creato "polvere della terra": il testo ebraico dice in realtà "è stato plasmato polvere del suolo", e non "con polvere del suolo". Quindi è chiaro che qui adam non è nome proprio ma indica la provenienza dalla terra e la fragilità dell'essere umano. Poi Dio gli soffia lo spirito vitale - nephesh - che penetra dentro di lui e lo rende vivo. L'uomo è quindi un'unicità di fragilità e vita.
Ma l'uomo all'inizio è solo. La donna è creata per essere una persona che gli stia di fronte (questo il senso di "che gli sia simile", come prima l'uomo creato a somiglianza di Dio), che instauri con lui una relazione dialogica di pari dignità. In un certo qual modo, l'autore vuole uscire dalla mentalità dell'epoca in cui la donna era considerata poco più di nulla (senza però andare troppo oltre). La parte in versi gioca sulle parole ebraiche ish e ishah - gioco ovviamente irriproducibile nella lingua italiana. Ora capiamo meglio le parole, altrimenti incomprensibili, "si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta".
La nudità indica una relazione equilibrata, turbata solo in seguito dalla disobbedienza a Dio: voler vivere a prescindere da Dio è causa di turbamento e di disagio.

Da quanto leggiamo dalla Genesi possiamo concludere che, sebbene presenti elementi di negatività (fragilità), in definitiva, però, la corporeità è globalmente concepita in maniera più che positiva nella mentalità e nella cultura ebraica.

IL CANTICO DEI CANTICI
Questo bellissimo testo è nato come una riflessione ed esaltazione dell'amore umano, raccontato nei suoi aspetti piiù realistici. Questo lo vediamo in quanto l'amore è presentato come sentimento e desiderio (eros), come philia (rapporto amicale, fondato sul dialogo, sul colloquiare) e come dono gratuito (agape). Si tratta quindi di una esaltazione della positività della corporeità e dell'amore tra uomo e donna. La negatività in questo rapporto consiste unicamente nel voler vivere a prescindere da Dio, perché questo può incrinare anche l'amore che all'inizio sembrava saldissimo. In seguito, questo libro della bibbia è anche passato ad indicare, simbolicamente, l'amore tra l'uomo e Dio, sempre nell'ottica che la massima espressione di amore, quella che coinvolge l'uomo in tutti i suoi aspetti, è quella tra uomo e donna.

MATTEO 19
3 Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». 4 Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: 5 Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? 6 Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi». 7 Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?». 8 Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. 9 Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio».
10 Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 11 Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12 Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni t sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

In questo brano, le parole di Gesù sono durissime (tutto sommato, anche la legge lo era, perché la donna non poteva mica ripudiare il marito, lei!) ma ci ricordano che il matrimonio deve essere illuminato dal rapporto con Dio. Senza il suo supporto, tutto ciò che abbiamo perirebbe, perderebbe senso.

SAN PAOLO

1 CORINTI 6
12 «Tutto mi è lecito!». Ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Ma io non mi lascerò dominare da nulla. 13 «I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!». Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. 14 Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
15 Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! 16 O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. 17 Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. 18 Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. 19 O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? 20 Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Spesso le parole di San Paolo sono state mal interpretate: questo avviene quando delle frasi sono estrapolate da un contesto, e quando non si tiene conto dell'occasione in cui sono state pronunciate e delle realtà a cui facevano riferimento (che i suoi contemporanei avevano ben presenti). Qui Paolo parlava agli abitanti della città di Corinto, nell'antica Grecia (quindi pensiamo già agli dei, ai templi, alla diversa mentalità di cui si parlava all'inizio). Quando si parla di prostituzione, si fa riferimento anche all'idolatria. Sappiamo infatti che il culto della dea Venere, soprattutto a Corinto, prevedeva la prostituzione sacra, che aveva come scopo iniziale quello di immagazzinare l'energia vitale proveniente dalla dea attraverso l'unione carnale con sacerdotesse. Ora è quindi chiaro come la fornicazione di cui parla Paolo racchiude in sé anche l'idolatria. Ma chi riceve il Battesimo e la Cresima, diventa tempio della Parola di Dio, e dobbiamo ricordare che siamo stati amati da Gesù, fino all'ultima goccia di sangue.

EFESINI 5
21 Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
22 Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; 23 il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. 24 E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
25 E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, 26 per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, 27 al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. 28 Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. 29 Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, 30 poiché siamo membra del suo corpo. 31 Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. 32 Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! 33 Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.

Anche stavolta dobbiamo tener conto della cultura in cui nascono queste parole: a quel tempo, il marito era il capo della famiglia, su questo non ci piove. Ma bisogna sempre saper distinguere la mentalità del tempo dal messaggio di Dio. E senza dubbio, Paolo non si risparmia nel predicare, con quanto ardore possibile, l'amore per la moglie da parte del marito.

Per concludere, ecco alcune citazioni che rappresentano più che altro curiosità, per sorridere un po'!!!! Qo 7, 26-28; Sir 25, 12-26, 18 + 9, 1-9; Pr 5, 1-23 + 7, 1-27.

lunedì 5 maggio 2008

2 maggio - Cena dei popoli

Cos'è stata la cena dei popoli? In sintesi, chi di noi ha partecipato ha sperimentato e visualizzato in questo incontro "laboratorio" la disparità tra le condizioni di vita tra i diversi popoli. La serata, animata da un ragazzo del Sermig di Torino, ci ha visti simulare un banchetto dove ognuno era chiamato ad immedesimarsi con un suo alter ego di un paese al quale, casualmente, veniva assegnato. Ecco quindi che chi di noi aveva avuto in sorte di "rinascere" in un qualsiasi paese del Sud del mondo ha avuto la sventura di vedersi servito un misero pasto, seduto a terra, mentre di fronte un ricco banchetto era stato imbandito per chi di noi aveva avuto la fortuna di rinascere europeo o nordamericano, ecc.
La seconda parte della serata è stata costruita a partire dalle osservazioni delle dinamiche e delle impressioni sperimentate da noi commensali. Quando ci rivedremo ne potremo riparlare. Vi ricordiamo quindi che mercoledì 7 ci sarà l'incontro.

sabato 26 aprile 2008

AVVISO PROX INCONTRI

La settimana prossima abbiamo pensato di sostituire l'incontro del 29 aprile con l'iniziativo della Cena dei Popoli, che si inserisce all'interno della Scuola di Pace 2008. Si tratta di una sorta di gioco di ruolo in cui ognuno sarà assegnato ad un paese e mangerà secondo quanto si mangia effettivamente in quel paese: così, chi capita nel primo mondo si potrà abbufare, ma chi capita nel terzo mondo rischia di non mangiare quasi niente. Perché il gioco sia realistico, non bisogna venire cenati, il consiglio è di fare merenda ma non troppo tardi. Informazioni tecniche: l'iniziativa avrà luogo venerdì 2 maggio alle ore 21h00 presso l'Asilo Ricci, ma bisogna prenotarsi entro il 30 aprile, quindi entro domenica 27 aprile (ops! è domani!) vorremmo sapere chi viene effettivamente (basta un sms o un'email agli educatori) e poi ci pensiamo noi a contattare gli organizzatori. Siccome mi sembra di aver capito che siete intenzionati a venire, se c'è qualcuno che si sveglia tardi possiamo essere elastici, ma la data fornita dagli organizzatori è categorica!!!! Poi gli incontri riprenderanno normalmente la settimana successiva. E ricordatevi anche che entro il 4 maggio va versata la caparra della convivenza!!!!


AGGIORNAMENTI:

Vi annuncio che abbiamo prenotato per 8 persone per la cena dei popoli, quindi se qualcun altro si volesse aggiungere può farlo mandare un messaggio a Luca o direttamente al numero nel volantino linkato in questo post.
PROSSIMO INCONTRO: mercoledì 7 maggio
a presto!!!!