domenica 11 novembre 2007

10 novembre - Quale Dio?

L’ultima volta, discutendo sulla religione in contrapposizione alla fede, avevamo visto che comunque non si poteva professare una fede senza anche dei contenuti, per quanto questi fossero legati alla cultura e a circostanze "umane". Questo ci porta a una domanda fondamentale, nel senso che è proprio alla base di una religione:

Quale Dio?

che significa chiedersi chi è questo Dio in cui si crede, quali sono le sue caratteristiche, che rapporto ha con l’uomo e viceversa.

Abbiamo iniziato l’incontro con un gioco. Ognuno aveva letto del materiale sulla concezione del divino in diverse religioni, senza però sapere quale religione era toccata agli altri. Su un cartellone abbiamo disegnato una ruota con i nomi dei partecipanti e facendo girare un pennarello, si estraeva una persona per volta che doveva rispondere a una serie di domande, senza mai nominare la religione assegnata. Alla fine, ognuno cercava di indovinare la religione degli altri. Le religioni erano quattro, più una di “disturbo”: induismo, ebraismo, buddismo, cristianesimo, islamismo (quindi per ogni religione c’era più di un rappresentante). Le domande poste erano:
  • Trova 5 parole che descrivono Dio.
  • Come descriveresti il rapporto tra Dio e l'uomo?
  • Qual è il concetto che ti ha colpito di più del materiale che hai letto?
Ecco in sintesi quello che il gioco ha fatto emergere:

  1. Le parole connesse al Dio della prima religione sono: unico, grande, vendicatore, castigatore, compassionevole, misericordioso, professione di fede. Dio svela qualcosa all’uomo ma non è coinvolto nelle vicende umane. L’uomo credente, da parte sua, rivolge a Dio qualsiasi azione compia. I concetti salienti sono l’assoluta incapacità di concepire la bestemmia in quanto tale, e la descrizione di Dio attraverso 99 nomi, mentre il 100° lo conosce solo Lui.
  2. Nella seconda religione Dio è liberatore, promessa, sempre presente, impronunciabile. Altre parole: sarà, comandamenti, scelto. Dio si preoccupa della sorte dell’uomo e lo libera dalle tribolazioni. Dio è conoscibile attraverso l’uomo. Due sono i concetti che ci hanno colpito. Il primo è che Dio non si rivela a tutti, ma è per tutti. Il secondo, collegato al primo: il credente spera che tutti un giorno riconosceranno il suo Dio come l’unico vero Dio.
  3. Per questa religione Dio è uno solo, eterno, non generato, misericordioso e compassionevole. Dio è amore, salvezza, speranza. La presenza di Dio può essere scorta nella vita quotidiana dell’uomo, che si deve accostare a Lui con culto sincero. Un pensiero interessante è che Dio ama, cioè è misericordioso e si preoccupa delle sue creature, ma è anche amore, ossia si manifesta attraverso l’amore verso il prossimo.
  4. Le parole associate alla divinità in questa religione sono state: assente, erroneamente personificato, innominato, immanente, incondizionato, filosofia. Non c’è un vero rapporto con il divino, che è l’incondizionato, in quanto l’uomo, che è costantemente condizionato, cerca piuttosto un progressivo distacco dalla realtà. È poi notevole sottolineare che in questa religione non esiste il concetto di creazione, ma il mondo si configura come una serie di eventi concatenati in cui manca una volontà superiore.
Hai indovinato anche tu di quali religioni si tratta? Innanzitutto, l’induismo non c’era! In ordine, le religioni erano: islamismo, ebraismo, cristianesimo e buddismo. Clicca sul nome della religione se vuoi leggere il materiale per intero: sono quattro paragrafi del capitolo “Quale Dio”, tratto dal libro Pietro Stefani, Le religioni secondo Andrea, che è il libro che seguiamo nella preparazione di questa serie di incontri.

Nella seconda parte dell’incontro è intervenuto don Piero che ci ha introdotto e spiegato un brano biblico, nel quale viene presentata la figura del Dio cristiano. Il testo, tratto dalla Lettera ai Filippesi, è anche conosciuto come inno cristologico dei Filippesi, eccolo:

6 [Cristo Gesù], pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. [Fl 2, 6-11]

Nella prima parte del brano vediamo un Dio che si spoglia della sua grandezza, del suo splendore, e quasi non ci sembra il Dio perfettissimo della teologia. Il verbo spogliare significa anche proprio svuotare, e in Gesù, Dio rinuncia alla propria onnipotenza e si fa schiavo, che nell’antichità era chi non aveva nemmeno il diritto alla vita. Quindi, Dio si fa del tutto simile agli uomini, mangia, beve, piange (come davanti alla tomba di Lazzaro), e, infine, muore. Non però una morte normale, ma una morte di croce, morte che passa per atroci sofferenze e per l’ignominia e lo sbeffeggio. Ma la comunione di Gesù con il Padre è proprio l’obbedienza, è accogliere totalmente la sua volontà.

Ecco quindi che arriviamo alla seconda parte del brano: Dio, in risposta, lo esalta. Proclamando che è il Signore, Gesù riacquista tutta la sua gloria, e come Signore risorto ha il potere di dare a sua volta la vita. Anche l’uomo allora può essere grande se accoglie Dio, se si spoglia del suo egoismo, che è porsi al di sopra di tutto e di tutti. Per essere vicini a Dio, invece, bisogna riempirsi di amore per Dio, che si concretizza nell’amore per se stessi e nell’amore per gli altri. Allora, la potenza di Dio è sinonimo di amore, e nell’amore Gesù ci invita a cercare il senso della nostra esistenza. E pur di farci comprendere questo, che è la via della salvezza, Dio arriva a rinunciare alla sua potenza, a farsi uomo del dolore per camminare insieme a noi, e farsi addirittura crocifiggere, tutto per amore.

Come si poteva non dedicare un momento alla lettura della Scrittura e alla riflessione personale? Ricordiamo infatti che scopo dell’incontro non è tanto conoscere le altre religioni, quanto riflettere su delle domande per approfondire la nostra stessa fede, e in questo ci avvaliamo anche degli spunti che possiamo ricevere dalle confessioni religiose diverse dalla nostra.

Nessun commento: