lunedì 19 maggio 2008

13 maggio - Andare oltre la corporeità

Come abbiamo visto l'altra volta, l'uomo è basar, carne, cioè legato all'esperienza terrestre, fragile, debole. Ma è anche nephesh, vita, e ruah, ossia spirito, relazione con Dio, e infine lev, cuore, profondità, intelligenza. Oggi riflettiamo quindi in che modo il nostro essere carne influenzi la ricerca del divino, il rapporto con Dio e con un'esistenza che va al di là della nostra esperienza terrena. Per fare questo, confrontiamoci con la Parola di Dio, che, ricordiamo, non è il libro delle risposte bensì illibro delle domande, perché come abbiamo visto dall'inizio di questo anno di incontri la fede è essenzialmente una continua ricerca - per noi credenti, di un rapporto con un Dio che è amore.

Per leggere i brani proposti, ecco una serie di domande guida, per indirizzare la riflessione:
  1. Cosa "cercano" i personaggi e gli autori delle letture?Cos'è che li interroga, che cosa li disorienta, che cosa li turba? E cosa li spinge all'incontro, al relazionarsi con il Signore?
  2. In che modo entrano "in contatto" con la divinità i personaggi nelle letture? Qule/i senso/i viene/vengono "stimolati"?
  3. I sensi costituiscono un limite alla comprensione e alla relazione o la aprono?
  4. Che dimensione/i del corpo, del mio esser uomo (facendo riferimento ai termini spiegati da Piero) emerge dalle letture?
  5. Quale senso per me è stimolato dalla relazione che ho io con Dio?
  6. Quale delle letture sento più vicina a me? Perchè? Anch'io sperimento i dubbi e le difficoltà di queste letture? Quando? Intendiamo in particolare 1) la difficoltà di percepire e di credere a qualcosa che vada "oltre" la fisicità, l'essere terreno e tangibile, e 2) quella di vivere la corporeità come qualcosa di animato dal soffio di Dio, come un tutt'uno di carne e spirito.
Ed ecco la serie di brani che abbiamo proposto:

Esodo 33,18-23

18 [Mosè] disse [al Signore]: «Mostrami la tua Gloria!».
19 Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia». 20 Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». 21 Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: 22 quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. 23 Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere».


Salmo 12 (13) Lamento fiducioso del giusto

1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.
2 Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
3 Fino a quando nell'anima mia proverò affanni,
tristezza nel cuore ogni momento?
Fino a quando su di me trionferà il nemico?
4 Guarda, rispondimi, Signore mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
5 perché il mio nemico non dica: «L'ho vinto!»
e non esultino i miei avversari quando vacillo.
6 Nella tua misericordia ho confidato.
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza
e canti al Signore, che mi ha beneficato.


Salmo 26 (27) Ferma fiducia in Dio

7 Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
8 Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
il tuo volto, Signore, io cerco.
9 Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
11 Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.
12 Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
14 Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.


Giovanni 20,11-18

11 Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12 e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13 Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». 14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. 15 Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». 16 Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! 17 Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». 18 Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.


Giovanni 20,24-29

24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».


1Corinzi 13,9-13

9 La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10 Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. 12 Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!


ed ecco qualche annotazione:
  • spesso abbiamo il bisogno di incontrare Dio in maniera concreta e tangibile, di vedere il suo volto, di sentire la sua voce, di toccare le sue mani. Ma questo non è possibile: metaforicamente, l'impossibilità di vedere il volto di Dio rappresenta l'impossiblità di conoscere Dio in forma completa e perfetta. Per ora, possiamo solo vederlo da dietro, le sue spalle (Esodo), oppure come in uno specchio (Corinzi), tenendo presente che gli specchi di allora erano fatti di bronzo e non è che riflettessero tanto bene! Solo un giorno potremo vedere Dio faccia a faccia.
  • pensando al senso che è stimolato dalla relazione con Dio, di primo acchito si può pensare alla vista o all'udito: vedere Dio nel volto degli altri, nel creato, nella Parola che ci ha lasciato. Ma qualcuno ha detto che non trova che nessuno dei suoi sensi sia stimolato dalla relazione con Dio... piuttosto, lo sentiamo nel nostro cuore - lev - nel profondo di noi stessi, una sensazione più che altro inspiegabile, un impulso che viene da dentro.
  • Cercare Dio è un altro paio di maniche. Uno può dire che, non sapendo come se lo debba aspettare, lo cerca sotto una forma e quando gli capita accanto non se ne accorge: un po' come quando uno cerca le chiavi di casa e non fa caso, per esempio, al libro che gli passa sotto gli occhi guardando, per esempio, dentro l'armadio. Certo è che si devono sempre rifuggire gli estremi. Da una parte, pensare di vedere Dio in tutto, di pensare di trovare una spiegazione ad ogni evento come se fosse la volontà divina (penso a mia nonna che, quando trovava un parcheggio con la macchina, subito ringraziava il Signore). Dall'estremo opposto troviamo invece l'atteggiamento di chi non cerca affatto, convinto che tanto non sarebbe capace di riconoscere la sua presenza negli avventmenti della vita, della storia. Non è un po' darsi per vinti? e poi, dopo tutto un anno di incontri in cui avviamo visto quanto la fede - cristiana e non - sia una ricerca?
  • nel complesso, i sensi e la corporeità costituiscono sì un limite alla relazione con Dio, perché per quanto ci sforziamo, non riusciamo a figurarci un'esistenza extra-corporea; ma proprio perché i sensi e la corporeità ci precludono una "conoscenza imperfetta", essi aprono la via alla continua ricerca di una relazione con un Altro, con un Oltre.

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